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Sabato, 20 Aprile 2024
Tor Sapienza Collatino / Via Salviati

Via Salviati, i residenti e i rom: una convivenza possibile?

I nuovi arrivati dicono di sentirsi a casa e di voler restare in via Salviati. Come i nomadi del campo storico che sostengono di avere un buon rapporto con la popolazione. Ma tra fumi tossici e soprusi i residenti raccontano un'altra verità

Da una parte i cittadini che da anni protestano e ingoiano amaro tra fumi tossici e soprusi, dall’altra gli abitanti dei campi che vorrebbero restare dove sono e dicono di sentirsi a casa. Dopo i nomadi arrivati da Castel Romano, la convivenza tra rom e residenti è sempre più una chimera e in via Salviati la tensione sembra sul punto di esplodere.


Una matassa difficile da sbrogliare sopratutto se non si tiene conto della storia e della geografia dei campi nomadi di Tor Sapienza. I campi appunto. Da pochi giorni, com’è ormai noto, ai due stanziali se n’è aggiunto un terzo che conta una trentina di famiglie.
Sarebbe però fuorviante parlare di 'emergenza' in un territorio in cui l'emergenza dura ormai da anni. Da quando, pressapoco, al campo Salviati 1, dotato di strutture dignitose e caratterizzato da una scolarizzazione diffusa, se n’è aggiunto un secondo, costruito alla bell’e meglio in tuguri di fortuna.


Campo nomadi via Salviati

 


A denunciare il degrado delle nuove strutture era stato lo stesso portavoce del campo storico, Mirco, che in un’intervista rilasciata a RomaToday aveva spiegato che il loro rapporto con i residenti era stato tutt’altro che conflittuale, almeno fino alla costruzione del Salviati 2.  

Lungi dal voler puntare il dito contro chicchessia, qualcosa però da qualche anno a questa parte si è rotto, anche secondo l’opinione di chi vive nei pressi dei campi. "Qui ci sentiamo ostaggio dei nomadi, e i roghi tossici sono da tempo notturni e diurni" ci ha spiegato un residente nel corso del corteo organizzato a Tor Sapienza qualche giorno fa.

Campo via Salviati: l'area occupata dalle famiglie di Castel Romano

La situazione era dunque critica, e molto, già prima del nuovo insediamento e certo dopo l’esodo da Castel Romano è diventata, se possibile, ancora più caotica, malgrado i nuovi arrivati ci tengano a chiarire che non vogliono creare ulteriore degrado. Anzi. "Noi veniamo da un posto in cui avevamo tutto – ci spiega il loro portavoce  – e che abbiamo dovuto abbandonare a malincuore. Sappiamo di aver creato dei problemi, ma questo è un accampamento di fortuna, siamo i primi a non voler vivere tra i rifiuti, siamo i primi a volerci integrare".

Eppure a fare da sfondo a via Salviati continuano ad essere le discariche a cielo aperto e il via vai di carretti stracarichi di ferri vecchi. Senza contare il problema dei roghi tossici di diossina. Finora i residenti non hanno trovato adeguato ascolto nei così detti palazzi del potere, ma al di là delle colpe e delle occasioni mancate ora il problema è trovare un possibile punto di incontro tra le esigenze dei cittadini e quelle di chi vive nei campi. In altre parole: porre fine all’anarchia. E non si può più fingere di non vedere.

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