Caro Direttore,

le bombe carta e i fumogeni che hanno illuminato le notti di Tor Sapienza riaccendono fantasmi non troppo lontani di tensioni sociali che ardono sotto la cenere di una periferia romana lacerata e dimenticata. Negli ultimi due anni ho seguito le vicende di questo brandello di borgata e con esse i fenomeni migratori di piccole comunità rom sgomberate dai pratoni o dalle grotte del territorio. Ho dialogato con attivisti dei diritti umani e mi sono scontrato con le posizioni talvolta poco concilianti, ma comprensibili,  di comitati di quartiere esasperati.

Non si liquidino le due ultime notti di fuoco puntando il dito verso estremisti di destra dall'accento padano! Tor Sapienza oggi paga le conseguenze di una visione della città che i nostri amministratori sostengono e rafforzano con scelte politiche miopi e irrazionali. Chi governa Roma ha scelto di adoperarsi nello spazzare il tappeto del "salotto buono", tra via dei Fori Imperiali e piazza del Popolo dimenticando che la città ha le sue fondamenta nella periferia più estrema, laddove si tessono invisibili ma solidi rapporti interculturali, dove la cadenza romana è fatta propria da ragazzini slavi, dove gli odori della cucina araba invadono marciapiedi e strade addobbate dai colori natalizi.

Ogni città va governata avendo come riferimento il suo margine e uccidere Roma è abbandonare al suo destino la periferia più estrema. Questo è accaduto negli ultimi anni a Roma e questo ci narrano le notti di Tor Sapienza, la periferia moribonda di una città senza più fondamenta.

Carlo Stasolla, presidente "Associazione 21 Luglio"