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Centro Carni, la protesta: "Giù le mani dal mercato". Ma il M5s valuta la dismissione

Il sit in dei comitati in viale Togliatti

"Lavoratori e cittadini uniti contro le speculazioni. No alla chiusura del Centro Carni". Gli operatori tornano in piazza. Il rischio vendita dei 21 ettari di mercato situato tra via Collatina, via Severini e viale Togliatti, con annessa struttura per il pubblico macello (il più importante del centro Italia), ripiomba sul destino dell'attività, ormai da anni nel mirino di progetti edilizi, proteste dei lavoratori, scontri tra le parti politiche. Ad allarmare chi oggi è sceso in strada con megafoni e striscioni, una lettera del Campidoglio con la richiesta di informazioni agli uffici tecnici sulla possibilità di dismissione dell'area. Ma facciamo un passo indietro. 

La storia del mercato

Realtà produttiva di prim'ordine che ospita commercializzazione e lavorazione della carne sotto specifiche autorizzazioni sanitarie europee, il mercato è utilizzato da 50 operatori che producono circa 10mila quintali di carne a settimana. Ceduto ad Ama spa con delibera del 2009 dalla giunta dell'ex sindaco Gianni Alemanno quale strumento di garanzia per ripianare i debiti della partecipata con le banche (il valore immobiliare del complesso è stimato intorno a 116 milioni di euro), l'amministrazione di centro destra sosteneva la vendita, e si parlava anche della realizzazione sull'area di circa 2mila appartamenti di 15 piani (circa il 70% dell'ipotetico progetto) con una parte di servizi ai cittadini. Lo spauracchio di una dismissione imminente con trasferimento del mercato al Car di Guidonia ha spinto per anni alle proteste i comitati di quartieri e l'ente municipale a guida dem. Vennero raccolte circa 8mila firme e con l'amministrazione Marino si trovò una soluzione momentanea alternativa. Il centro restò ad Ama (quasi impossibile sul piano giuridico indietreggiare rispetto alla cessione precedente) ma si riuscì a scongiurare la vendita votando in Aula un vincolo sulla destinazione d'uso, e facendo firmare anche un contratto di affitto degli spazi agli operatori con validità 6 anni più 6.

Quando la vendita sembrava scongiurata

Anche i Cinque Stelle, in Comune e in municipio, sembravano contrari a ogni ipotesi di cessione a terzi. E infatti a maggio scorso, durante un Commissione commercio municipale l'assessore al Turismo Adriano Meloni dava un primo ok seppur informale all'idea di mantenere il centro carni nella struttura di Tor Sapienza, utilizzando i 15mila metri quadrati abbandonati per il trasferimento degli operatori del mercato dei fiori di Trionfale, da tempo immemore costretti in una struttura inadeguata. Il progetto piaceva ai diretti interessati, alla maggioranza e alle opposizioni. Per il Comune significava importanti introiti dagli affitti. Ma ad agosto è una nota circolata fra gli operatori a seminare il panico. 

Il passo indietro di Meloni

Indirizzata all'Avvocatura e al Segretariato generale, e firmata da Adriano Meloni e dal dirigente ad interim dei mercati all'ingrosso Carlo Buttarelli (ex capo dei vigili urbani), ha come oggetto la "possibilità di dismissione dei servizi mercatali connessi al mercato all'ingrosso delle carni". Si chiede se e quali dei servizi ospitati nella struttura (dalla macellazione, al trasporto refrigerato della carne al facchinaggio e pulizia) rientrino tra quelli che "debbano obbligatoriamente essere mantenuti da Roma Capitale in quanto qualificabili come servizi pubblici". E "laddove non si ravvisi l'obbligatorietà degli stessi, si chiede quale sia il provvdimento idoneo a disporre la dismissione". Parole cadute dal cielo come macigni. 

"Quale delle due posizioni è quella vera? Pretendiamo il prima possibile chiarezza dall'assessore" chiede Sergio Scalia, del Coordinamento popolare contro la speculazione sul Centro Carni. "Dal municipio ci è stato assicurato che la posizione dei Cinque Stelle resta contraria alla vendita. Ma qualcosa non torna e dal Comune esigiamo spiegazioni"

Presenti alla protesta anche la consigliera Pd Maura Lostia e l'ex presidente del municipio Giammarco Palmieri. "Noi siamo coerenti: diciamo e facciamo oggi che siamo all'opposizione le stesse cose che abbiamo detto e fatto quando governavamo. Allora abbiamo puntato sul mantenimento e l'ampliamento di una funzione produttiva importantissima per il nostro territorio, portando anche il Comune, che aveva un'idea diversa, su questa posizione. I Cinquestelle a quel tempo erano d'accordo. Ora che governano hanno cambiato idea, e la speculazione che noi avevamo messo all'angolo si riaffaccia con prepotenza". La battaglia però è appena cominciata. 

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