rotate-mobile
Centocelle Centocelle / Viale Palmiro Togliatti

Il parco di Centocelle e l'incubo "sfasci": ecco perché i rottamatori resteranno dove sono

E per gli interventi di bonifica del polmone verde non ci sono fondi sufficienti. Il Movimento Cinque Stelle: "Anche la Regione faccia la sua parte" 

Venti rottamatori di automobili, con annesse carcasse di lamiera, in un'area archeologica che ospita resti dell'antica Roma. Incredibile ma vero. Gli sfasciacarrozze del parco di Centocelle, 126 ettari di terreno stretti tra la via Casilina, viale Togliatti, via Papiria, nel cuore del quadrante est della città, convivono tranquilli e beati con ben tre vincoli archeologici e paesaggistici posti sull'area tra gli anni '50 e gli anni '90. Completamente ignorati. E stando alle ultime informazioni fornite dall'amministrazione grillina durante una commissione Trasparenza con focus sul parco, il trasferimento degli autodemolitori in zone industriali lontane dai centri abitati, di cui si parla da decenni e imposto da una direttiva europea del 2000, è ancora lontano. 

"Entro il 12 aprile (ieri, ndr) gli autodemolitori dovevano presentare dei progetti per la messa a norma rispetto ai requisiti ambientali, pena la decadenza delle concessioni" ha spiegato la dottoressa Laura D'Aprile, nuovo direttore della Direzione Rifiuti, risanamenti ed inquinamenti del dipartimento Ambiente, convocata in commissione per illustrare lo stato dell'arte. Il riferimento è a una determina dirigenziale di fine febbraio. Si richiede agli "sfasci" (che da anni vanno avanti a suon di proroghe a concessioni scadute) di consegnare dei progetti definitivi rispondenti a una serie di prescrizioni in materiale ambientale: dagli allacci degli impianti, allo sversamento e smaltimento dei materiali, alla sicurezza dei dispositivi antincendio. Progetti da sottoporre nelle prossime settimane ai pareri di una Conferenza dei servizi, che servirà a dare o meno l'assenso a un'autorizzazione decennale, secondo l'articolo 208 del Testo Unico Ambientale. 

Quello che la parte politico-amministrativa sembra ignorare, ma che invece cittadini e comitati diventati esperti del parco sanno fin troppo bene, è che su quell'area insistono tre vincoli. Confermati dall'architetto Patrizia Gioia, presente in commissione in rappresentanza della Soprintendenza capitolina: "Non è un'area idonea a ospitare attività del genere".

Il Comune sta quindi chiedendo alle attività di rottamazione di adeguarsi alle norme ambientali, pagando dei lavori di ristrutturazione in loco, non tenendo conto del fatto che, nel parco di Centocelle, non potrebbero lavorare nemmeno se fossero a impatto ambientale zero. Andrebbero direttamente trasferiti. Ma allora perché farli mettere "a norma" quando la norma ne prevede il dislocamento? Tanto più che la volontà politica di liberare l'area viene ribadita. "Bisogna assolutamente sgomberare il parco dagli autodemolitori" dichiara Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente. 

Intanto però si è avviato un iter che non va in quella direzione. E il presidente dem della commissione Trasparenza Marco Palumbo lo fa notare: "Se ci sono i vincoli che senso ha fare una conferenza dei servizi per avere o no un diniego quando il divieto già esiste?". Stessa questione la pone il consigliere di Fratelli d'Italia Francesco Figliomeni, che sul parco ha presentato un primo esposto per la presenza di tonnellate di rifiuti interrati nell'area ovest. "Non si capisce a cosa sia servito far protocollare dagli stessi rottamatori dei progetti che dovranno essere valutati ai fini autorizzativi dalla conferenza dei servizi che verrà istituita dal Dipartimento Ambiente quando poi ci sono dei vincoli ostativi". Che potrebbero trasformarsi in un boomerang per l’amministrazione, a rischio contenziosi con richieste di risarcimento danni da parte degli stessi rottamatori. Un quadro confermato dall'avvocato Mario Manzi, dell'associazione Vivere verde onlus, che segue la maggior parte degli "sfasci" di viale Palmiro Togliatti. 

"Siamo in attesa della delocalizzazione, il Comune è inadempiente - spiega a RomaToday - così non si può andare avanti. Ai lavoratori vengono chiesti continui lavori di adeguamento e manutenzione ordinaria su aree dove, in teoria, non dovrebbero stare. Vedi il parco di Centocelle". Una contraddizione che al momento non ha soluzioni, anche perché le aree individuate per il trasferimento rimangono quelle di un accordo di programma tra Comune e Regione del 1997, tutte bloccate da ricorsi al Tar e veti dei consigli municipali. In commissione Ambiente è stato più volte specificato: "Sulle aree per i rottamatori bisogna ripartire da capo". Però siamo ancora fermi. A esprimere preoccupazione anche l'opposizione dem del V municipio. "Il piano b che dovrebbe scaturire dalla parte politica di governo non esiste, la mia paura è l'ennesima proroga" commenta la consigliera Pd Maura Lostia. 

Il parco archeologico tra rifiuti e lavori fermi

Senza contare le (pessime) condizioni dell'intero parco, emerse chiaramente in Commissione. Dalla bonifica mai fatta del canalone sul lato Centocelle - nonostante un'ordinanza di febbraio 2017 della sindaca Virginia Raggi - dove insiste una discarica di rifiuti interrati scoperta più di un anno fa, ai lavori per la riqualificazione di parte del parco, fermi da più di due anni a seguito del fallimento della ditta incaricata. Al progetto di musealizzazione delle ville romane presenti nell'area, emerse da scavi effettuati negli anni '90, in ritardo di due anni. Agli interrogativi senza risposta sul "pentagono italiano" che dovrebbe sorgere nell'area est del parco: un progetto di ampliamento dell'area militare (già presente in una porzione di terreno di proprietà dell'Aeronautica) in capo al ministero della Difesa, annunciato lo scorso marzo dalla titolare del dicastero Roberta Pinotti, del quale i cittadini ignorano tempistiche e dettagli. 

"Purtroppo non è stato fatto nessun passo avanti rispetto alle problematiche del parco: autodemolitori, abusi, bonifica del Canalone - commenta Cristiana Trizzino, del comitato Pac libero - è assolutamente necessaria la costituzione di un tavolo interfunzionale di alto livello per la risoluzione di un così articolato problema, che coinvolga tutti gli enti a vario titolo coinvolti". Già, il tavolo tecnico. Il M5s promise di istituirlo lo scorso aprile, un anno fa. Una riunione c'è stata a novembre 2017, ma solo a livello municipale per rendicontare su quanto fatto, o non fatto, per il parco. Oggi il presidente Diaco torna a promettere qualcosa di più: "Istituiremo un tavolo di coordinamento con la partecipazione dei cittadini". Ma sugli interventi di riqualificazione chiarisce: "Anche la regione Lazio ha delle competenze importanti sull'area. Faccia la sua parte. Roma Capitale non ha i fondi sufficienti per tutte le operazioni di bonifica necessarie". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il parco di Centocelle e l'incubo "sfasci": ecco perché i rottamatori resteranno dove sono

RomaToday è in caricamento