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Dalla storia al cinema, da tre anni una 'Guida Verace' porta alla scoperta di Centocelle

Romatoday ha intervistato l'autore Andrea Martire: "Così restituisco qualcosa al quartiere che da sempre mi accoglie"

“Per tanti anni nel dire che il mio quartiere è Centocelle mi sono sentito rispondere: che brutto posto, anche da gente che non ci era mai stata. Ė per questo che tre anni fa ho risposto a un annuncio trovato per caso su una pagina Facebook: cercasi autori per una Guida verace. Da tempo stavo raccogliendo materiale per raccontare il mio territorio così mi candidai. Volevo restituire qualcosa al quartiere che da sempre mi accoglie, che mi ha dato tutto quello che mi serviva e nel quale stanno crescendo i miei figli. Un modo per dare così un piccolo contributo per sconfiggere la brutta reputazione del quartiere che ancora in qualcuno persiste”.

A tre anni dalla pubblicazione della Guida Verace di Centocelle, Andrea Martire, impiegato con la passione per la geopolitica, animatore culturale sul territorio tramite l’associazione CentroCelle, abitante indigeno e autore di diversi libri sul quartiere (tra i quali Centocelle. L'evoluzione dell'impenditoria locale), racconta a Romatoday il suo lavoro. “In tre anni sono successe tantissime cose. La metà dei locali che ho censito non ci sono più ma ne sono arrivati di migliori. Purtroppo abbiamo perso la libreria Pecora Elettrica e il quartiere deve capire in che direzione sta andando”. La Guida verace di Centocelle fa parte di una collana di guide di quartiere pensate per essere scritte da chi il quartiere lo abita ogni giorno e lo conosce. Nata da un’idea di due amiche di Piazza Bologna la collana conta oggi anche il Centro Storico, Tor Pignattara e Centocelle. Non solo luoghi da visitare e locali in cui mangiare o bere qualcosa. “Ė una guida sui generis perché ci sono molti elementi di antropologia, storia e sociologia urbana. Prima di tutto, però, a rendere interessante il quartiere è la sua storia”.

Qual è la storia di Centocelle?

Centocelle nasce da migrazioni continue che si sono sommate negli anni. Sorge in maniera quasi spontanea, a partire dalla seconda decade del ‘900, lungo la Casilina in seguito al trasferimento di famiglie migranti provenienti dal Sud del Lazio. Nel Piano regolatore del 1931 viene pensato come una sorta di città giardino perché spazio e acqua abbondavano. Ė per questo che la toponomastica si ispira alla botanica e al mondo naturale. Ė nato come un quartiere lontano dal centro, una frontiera, sulla spinta di continue migrazioni e questo ha fatto sì che i suoi abitanti siano abituati a lottare: tutto quello che c’è è frutto di lotta, passione e impegno personale. Centocelle è l’unico quartiere insieme al Quadraro ad essere stato premiato con la medaglia d’oro al valore civile per quando accaduto durante la Resistenza. La Centocelle storica è nata da una folta rappresentanza di Ciociari, i reatini hanno dato vita alla Chiesa di San Felice da Cantalice. Dopo la guerra c’è tanto da costruire così arriva gente da più lontano, dal Molise, dall’Abruzzo, dalla Sicilia. Con la ricostruzione a Centocelle arriva l’edilizia intensiva: palazzine di sei e di otto piani destinati a ospitare un ceto impiegatizio più strutturato che sarebbe dovuto andare a lavorare negli uffici e nei ministeri che, secondo il progetto dello Sdo (Sistema direzionale orientale, inserito nel Piano regolatore del 1964, ndr), dovevano sorgere dalla Tiburtina a Cinecittà. Qualche anno prima, nel ’56, era arrivato il tram a piazza dei Gerani. La città si era avvicinata, le istituzioni avevano riconosciuto ufficialmente Centocelle. Con gli anni ’60 arriva il benessere e cambiano molte cose. Nei ’70 la situazione dettata dal terrorismo si sente molto perché Centocelle è sempre stato un quartiere molto politicizzato, vicino a realtà extraparlamentari di sinistra. E ancora negli anni ’80 e ’90 accresce il benessere ma gira anche molta eroina. Non è un caso che il film Amore Tossico, del 1983, viene girato anche a Centocelle. Sempre negli anni ’80 e ’90 sono ancora una volta i migranti, in questo periodo tunisini, albanesi, romeni, a portare novità. Alla fine degli anni ’90 si inizia a parlare di metro C e negli ultimi 5 anni, da quando è arrivata, il quartiere è cambiato molto un’altra volta. L’arrivo della metro ha portato capitali economici, si è sviluppata una quantità incredibile di locali, è aumentato il lavoro e sono cambiati i rapporti di forza tra i residenti, l’età media si è abbassata, sono arrivati molti studenti, i prezzi delle case sono saliti e molti residenti storici hanno venduto e si sono trasferiti. Potremmo dire che il quartiere è stato rivoluzionato, sono arrivate nuove idee e nuovi servizi. Per chi non lo conosce, vale la pena metterci piede.

Un bellissimo excursus storico, grazie. L’unico modo per conoscere i quartieri è attraversarli a piedi. La guida propone anche dei percorsi?

Certo, uno è relativo al cinema. Nel quartiere sono stati girati una trentina di film e telefilm. Da Elio Petri a Pasolini arrivando a Comencini. Grazie ai film è possibile capire come sono cambiati i tempi. Non è un caso che con l’associazione culturale mostriamo stralci di film prima di incamminarci per il quartiere. Segnalo poi i percorsi di street art, che a Centocelle è nata in maniera molto più spontanea rispetto a quella che si è sviluppata in altri quartieri. Da notare, poi, che proprio a Centocelle vive lo street artist Aladin. E ancora, c’è l’acquedotto Alessandrino, la chiesa di San Felice da Cantalice, il parco di Centocelle. E poi una vasta scelta di ‘food and drink’ che non fa mai male. Dieci anni fa non c’era nulla mentre oggi a Centocelle possiamo permetterci di non vedere più San Lorenzo (uno dei quartieri per eccellenza della movida, ndr).

Perché andare orgogliosi di Centocelle?

Mi piace sempre rivendicare due aspetti, fondamentali per chi ci vive e senz’altro inattesi. Il primo è la quantità di librerie di Centocelle, un vero e proprio primato cittadino. Su un’area di 60mila abitanti ce ne sono 7, una ogni 8mila abitanti quando la media nazionale è molto più alta. Due di queste sono specifiche per i bambini. E da qui si passa al secondo elemento: a Centocelle i bambini sono i benvenuti. Se all’orario di uscita di scuola vai nel parco attrezzato che si trova di fronte all’istituto Cecconi, che nel ’45 era il comando dell’armata tedesca di zona e porta ancora 8 fori di granata sulla parete esterna, vedi tantissimi bambini con mamme che parlano lingue incomprensibili e vestiti diversi che giocano insieme. E questo è un segnale di pace molto bello. 

Due aneddoti o curiosità per attirare visitatori a Centocelle?

Possiamo dire che una parte della Chiesa di San Felice da Cantalice è dedicata all’infanzia. C’è un dipinto che riproduce, in una porzione, le piccole vittime del campo di sterminio di Terezìn, vicino a Praga e in un’altra opera un richiamo ai bambini uccisi nella guerra civile biafrana del 1971. E poi c’è un’effige a Marco Dominici, sette anni, che nel ’77 è scomparso nel nulla in circostante misteriose. Un’attrattiva più laica è rappresentata dal Forte Prenestino, ritrovo per eccellenza per la musica e il teatro sperimentale. Ma è effervescente tutta l’atmosfera che si respira.

Centocelle nell’ultimo anno è stata teatro di una serie di attentati incendiari. Secondo lei il quartiere, dopo quanto accaduto, andrebbe raccontato diversamente?

Quanto accaduto non è ancora del tutto chiaro e, probabilmente, ha a che fare in qualche modo con questo sviluppo improvviso che ha portato nuove attrattive e nuovi capitali. Attendiamo l’esito delle indagini in corso. Quello che sappiamo è che non abbiamo più la Pecora Elettrica che era come una casa, un posto dove potersi confrontare, organizzare attività, e dove vedevi nascere e consolidarsi quel pezzo di città che ama pensare e dire la propria dedicandosi totalmente alla cultura. Non averla più è come non avere più una casa. Nel frattempo, dopo quegli incendi, si è creata una comunità resistente che ha ereditato tutte le caratteristiche passionali e antropologiche dei cittadini che si sono susseguiti negli anni a Centocelle. Il momento ora è davvero particolare ma sono sicuro che ne usciremo come sempre. 
 

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